Nel Regno Unito vogliono bloccare i siti porno. Ecco come e perchè

Una vera e propria rivoluzione sembra possa colpire e sconvolgere il Regno Unito: il governo vuole bloccare i siti porno ai minori di diciotto anni. Più della Brexit questa potrebbe essere un importante cambiamento nelle abitudini degli adolescenti inglesi. Ironie a parte la volontà del governo è per molti aspetti significativa, non per questioni di morale, ma per questioni economiche ed informatiche.

Che la pornografia sia vietata ai minorenni è un fenomeno piuttosto diffuso, anche in Italia molti siti con contenuti di questo genere richiedono che i fruitori di questi contenuti siano maggiorenni, ma basta autodichiararsi tali con un click e il problema è risolto.

La decisione britannica

Il governo britannico, stando ad alcune dichiarazioni, avrebbe il potere legale di bloccare in massa l’accesso ad alcuni siti web senza dover passare per l’approvazione di un tribunale. L’obiettivo è quello di proteggere i minori, ma le polemiche non si sono fatte attendere da coloro che credono che dietro questo provvedimento ci sia solamente l’intendo di bloccare qualsiasi sito venga considerato pericoloso, al di là della pornografia in sé.

La verifica dell’età

Uno degli aspetti più interessanti di questa volontà di bloccare i siti porno del Regno Unito riguarda il modo in cui i siti dovrebbero riuscire a verificare l’età di chi sta provando ad accedervi. La novità riguarda la creazione di un sistema, AgeID, nel quale iscriversi con tanto di indirizzo email e password e un sistema di terze parti verificherà che queste siano reali. Per accedere ai vari siti, quindi, bisognerà utilizzare queste credenziali e il sistema di AgeID memorizzerà ogni volta che un utente tenterà di accedere ad un sito con contenuti pornografici, incrociando i dati e capendo se si tratta di un minore o meno.

Il problema della privacy

Come ogni tentativo di restrizione, anche quello per bloccare i siti porno solleva enormi interrogativi e problemi in merito alla tutela della privacy. In questo caso si tratterebbe di schedare coloro che accedono a determinati siti e questo potrebbe essere un obiettivo molto appetibile per gli hacker.

C’è da tener conto anche l’aspetto economico della vicenda. Si consideri che solamente nel 2017 il noto sito PornHub ha ricevuto oltre 64 milioni di visitatori al giorno e il Regno Unito è il secondo Paese in numero di accessi.

Cosa significa? Che quando girano cifre enormi di denaro è sempre difficilissimo mantenere saldi i propri principi morali (ammesso che siano questi quelli che il governo del Regno Unito vuole perseguire). Oltretutto ci sono tutta una serie di problemi tecnici e legali non indifferenti. Oltre a quelli sulla privacy sopra accennati c’è da prendere in considerazione la realtà del web.

Quante battaglie e campagne mediatiche sono state fatte contro la violazione del copyright, contro il peer-to-peer e oggi, in maniera piuttosto semplice, si scaricano quotidianamente film, programmi e brani musicali? Bloccare i siti porno non significa automaticamente impedire che i minori li vedano, perché potranno scaricarli, detenerli o accedervi tramite tanti altri sistemi, al pari di come oggi si accede a contenuti coperti dal diritto d’autore.

La soluzione? Forse al momento non c’è e non può essere di questo tipo. Staremo a vedere cosa accadrà e se e come funzionerà la decisione del governo britannico.

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